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qualche tempo. Non era piú vestito di giallo, come
quando lo avevo conosciuto, secondo lo stile di quegli
intellettuali provenienti da una borghesia disagiata, che
nei primi anni del dopoguerra rinnovarono il loro guar-
daroba sulle bancarelle dello smercio alleato. Un lustro
non era passato inutilmente. Calzoni neri, attillati, gli fa-
sciavano le gambe alte ed esili; una camicia di seta bian-
chissima gli vestiva il petto incavato e le braccia. Sul
mento gli era cresciuta una peluria bionda, a punta, che
accentuava l espressione estatica, scoraggiata e avida in-
sieme, del volto, degli occhi. La sua testa si muoveva in
qua e in là, rassomigliando in qualche modo a due cose:
un aquila morente ed un fiore. Aveva la stessa dissan-
guata ferocia, e la grazia. In una delle mani reggeva delle
carte nitidissime, coperte di una larga e confusa scrittu-
ra, nell altra una sigaretta. Una tazza di caffè, vuota, era
posata sul banco davanti a lui.
Un poco distante da questi due giovani, e guardando-
Letteratura italiana Einaudi 142
Anna Maria Ortese - Il mare non bagna Napoli
li vagamente, con un occhio insieme acuto e malinconi-
co, un uomo ancor giovane, alto, il viso stretto e pallido,
conversava affabilmente e, ogni tanto, s interrompeva
per un piccolo sbadiglio. Era Nino Sansone, direttore
dell edizione napoletana dell  Unità . Non aveva l aria
di stare in quella compagnia con piacere, ma neppure
con disgusto, piuttosto con una pacata rassegnazione.
Intorno, come selvaggi uccelli bianchi, andavano e veni-
vano le bluse attillate di molti marinai USA. Le porte a
vetri si aprivano e chiudevano continuamente per lasciar
passare questa gioventú che saliva dal porto, pieno an-
che quel giorno di pallide navi d acciaio. Il primo a no-
tarmi fu il Gaedkens, che smise di leggere e fece  oh!
lentamente. Il Prunas se ne accorse di riflesso, e volse il
capo con un espressione che fu a un tempo di sorpresa e
timore. Il tenue sorriso crebbe, poi disparve di colpo,
dal suo viso silenzioso.
Franco entrò prima di me nel locale, dicendo queste
semplici parole:
 È tornata e vi saluta.
 Bene, come stai?  disse il Gaedkens.  Noi, eccel-
lentemente.
In questa franchezza, che andava al di là del necessa-
rio, pari piuttosto a una sfrontatezza, e nell estrema cal-
ma e il sorriso di chi non potrà mai piú sorprendersi di
alcuna cosa, e neppure patire o gioire se non meccanica-
mente, lo riconobbi; e anche in quel che di forte, come
una collera, un sogno o una stanchezza, che gli si accese
remotamente in un occhio, guardandomi.
Strinsi questa e quell altra mano, e dovevo notare che
tutte erano asciutte e un po fredde, non sudate come
quelle di Luigi, né roventi come quelle di Rea. Subito
dopo, il Prunas si tolse gli occhiali, con un gesto che gli
era abituale nei momenti d angoscia, e li pulí contro la
camicia: gli occhi apparvero grandi, neri, assorti, appena
segnati da un filo rosso di stanchezza, e senza alcuna lu-
ce.
Letteratura italiana Einaudi 143
Anna Maria Ortese - Il mare non bagna Napoli
 Due caffè,  ordinò Franco, appoggiandosi tutto,
nella sua stanchezza, al banco. E rivolto a Nino:  Una
donna si è buttata dal balcone mezz ora fa, e devo corre-
re a fare l articolo.
 Sí, ho sentito,  rispose con un piccolo sbadiglio il
giovane,  passando per Santa Brigida ho sentito com-
mentare l accaduto. È morta subito.
 Qui si uccidono sempre allo stesso modo,  disse il
Gaedkens con ironia.  Il balcone. I balconi e le finestre
della nostra città, sembra non abbiano nessun altra fun-
zione.
Il Prunas non fiatava.
 Vedo che sei tornato a Napoli,  dissi al Gaedkens.
 Ti credevo a Milano.
Gettai lí queste parole nella speranza che smuovesse-
ro qualcosa. Da alcuni momenti, provavo la stessa ag-
ghiacciante sensazione di quando mi ero fermata a con-
templare Vico Rotto: che tutto fosse pensato,
immaginato, sognato, e anche realizzato artisticamente,
ma non vero: una inquietante rappresentazione.
 Non proprio a Napoli, ma nel mezzogiorno. Vivo a
Ostia, e il sabato torno a vedere il Vesuvio. Come potrai
immaginare,  mi spiegò ridendo,  il Vesuvio è solo un
modo di dire. In realtà, mi tengo in contatto con gli ami-
ci.
Su quali fossero questi amici, non rimaneva alcun
dubbio: uno di essi era là, col viso pallido, attento.
Mi sentii osservata con un intensità terribile, e sco-
persi dietro gli occhiali, che il Prunas si era rimessi, un
dolore e una curiosità infinita.  Devi avere pietà , dice-
vano quegli occhi spenti,  devi evitare di guardare. È ve-
ro che siamo morti? chiedeva,  è vero che siamo stati [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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